Intervista a Valter Galbignani, fondatore di Seri-Art

La nostra azienda è il frutto  dall’iniziativa e dalla perseveranza di un giovane, che nel 1966 diede il via a un’avventura imprenditoriale.

Oggi, quello slancio di coraggio e di voglia di mettersi in gioco è una realtà aziendale capace di dimostrarsi un partner affidabile anche su scala internazionale e quel “ragazzo” ha guidato Seri-Art attraverso 55 anni tra momenti difficili e grandi soddisfazioni.

Stiamo parlando del nostro fondatore, Valter Galbignani, un esempio e un punto di riferimento, che, adesso insieme al figlio Matteo, continua a guidare Seri-Art verso sfide sempre nuove.

 

Valter, come mai tanti tanti anni fa ha scelto la serigrafia?

Tutto iniziò con uno sciopero: la stamperia in cui lavoravo stava per tagliare diversi posti di lavoro del reparto lastre fotoincise, così io e il mio futuro socio decidemmo di scioperare.
Il risultato fu che licenziarono noi!
Da quell’episodio, tuttavia, iniziò la nostra avventura imprenditoriale: cominciammo a gestire lavori in proprio, dai pannelli fotografici incollati su legno agli adesivi per le automobili.
C’era però un problema: non disponendo delle macchine, per le stampe eravamo vincolati ad altre aziende. Ci chiedemmo: “Perché non lo facciamo noi?”.
Il mio contatto diretto con la serigrafia avvenne proprio così: al mattino, prima del lavoro, andavo a studiare il processo e le tecniche all’interno della produzione dell’azienda serigrafica con cui collaboravamo.

Dopo un po’, cominciammo a stampare in proprio, in due stanze e con tanta voglia di fare, di migliorarci, di crescere…
Tra i nostri primi lavori ricordo delle etichette al cromo: ci vollero più di duecento tentativi per arrivare al risultato che volevamo ottenere! Già all’epoca, la qualità era per noi  un valore fondamentale.

 

Come è cambiato il lavoro e come sono cambiate le tecniche serigrafiche da allora?

Gli aspetti tecnologici sono sempre stati decisivi e fin dall’inizio abbiamo cercato di investire sempre per stare al passo con le evoluzioni del settore: tra i cambiamenti importanti, mi piace citarne due.
Il primo fu un vero e proprio “salto nel buio”, quando nel 1991, a una fiera, scoprii una macchina in grado di stampare a sei colori contemporaneamente: per le aziende come la nostra, che fino a quel momento stampavano colore per colore, era una svolta che migliorava enormemente  l’efficienza, tuttavia si trattava di una tecnica all’avanguardia, un vero azzardo, ma si rivelò ben presto una “scommessa” vinta, che negli anni ha portato molti benefici alla nostra azienda.

Un altro grande balzo è stata l’apertura del reparto digitale di Seri-Art: negli anni, la realizzazione di molti prodotti è passata dalle tecniche serigrafiche alla stampa digitale, e così ci siamo adeguati, attivando un’intera divisione dedicata, con un set completamente nuovo di macchinari e una squadra di professionisti specializzati.

 

Parlando di persone: come è stato vedere crescere così tanto la squadra di persone di Seri-Art, in questi anni di attività?

Sicuramente una soddisfazione, soprattutto per il fatto di aver sempre conservato la serenità dell’ambiente di lavoro e un clima di collaborazione e valorizzazione dei lavoratori.

Collaboriamo da più di trent’anni con aziende tedesche – in Germania questa tematica è gestita in modo esemplare – e abbiamo cercato di imparare e successivamente applicare le soluzioni di welfare aziendale che permettessero ai nostri dipendenti di conciliare al meglio lavoro e tempo libero.

Sono fermamente convinto che le persone siano il fattore chiave per il successo di un’azienda e fin dal primo giorno, la nostra scelta è stata quella di trattare tutti con rispetto, condividendo i successi e premiando il merito.

 

C’è una soddisfazione particolare che ricorda con maggiore piacere, di questi anni  di attività?

I momenti belli sono stati tantissimi, però ho imparato che sono le difficoltà a segnarti e a insegnarti di più.

Due su tutte: nel 1991, Seri-Art stampava due milioni di skipass con la banda magnetica all’anno ed era una commessa davvero importante per il nostro bilancio aziendale.

D’un tratto, la realizzazione degli skipass si spostò su altre tecnologie e perdemmo in blocco quel lavoro.

Fu una perdita davvero pesante, ma reagimmo.

D’altronde, già nel 1982, con la costruzione del primo capannone del nostro stabilimento, ci eravamo scontrati con avversità e resistenze: avevamo deciso di costruire una sede moderna e  funzionale, con un investimento al di sopra delle nostre possibilità.
In un primo momento, la banca ci negò i finanziamenti e fu davvero difficile, ma poi riuscimmo a sbloccare la situazione.

Ecco, se c’è una costante in Seri-Art  è la volontà di investire continuamente sulla crescita dell’azienda.

Comunemente, c’è chi professa “azienda povera, imprenditore ricco”, ma io ho sempre preferito – e continuo a crederci – una visione che vuole “azienda ricca e imprenditore povero”: anteporre il bene e la prosperità dell’impresa al proprio è un dovere morale dell’imprenditore, che tuttavia ripaga con grandi soddisfazioni.

 

Questo è un grande insegnamento.
C’è un motto che la ispira nella vita professionale e in quella di tutti i giorni?

Il rispetto per le persone e il rispetto per il lavoro, senza dubbio.
Cerco di trasmetterlo ai miei figli e, quando ne ho l’occasione, anche agli imprenditori più giovani, per esempio durante l’esperienza passata da Presidente dell’Associazione Industriale Piccole Imprese.
Seri-Art è per me come una seconda figlia e in 55 anni di attività me ne sono preso cura con il massimo rispetto e con la massima dedizione, perché quando entro in azienda, ogni giorno è un nuovo giorno: non contano i successi di ieri, conta solo quello che fai oggi.